martedì 19 ottobre 2010

Aumentano i “nuovi poveri” a Bologna

La Caritas dell’Emilia Romagna denuncia un allargamento della povertà nella regione: siamo arrivati ad 80.000 famiglie al di sotto della soglia di povertà, 200.000 famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, 240.000 che non possono comprare i vestiti necessari e 460.000 che tengono duro fintantoché non si presentano spese impreviste.
In questo contesto la coppia “case Bologna” conduce a “rischio pignoramento”. Purtroppo molte famiglie si trovano a saltare una rata del mutuo, e poi un’altra e poi un’altra, finché non si trovano con la casa pignorata e messa all’asta. Fra luglio 2009 e giugno 2010 sono state avviate più di 6.000 pratiche di pignoramento.
Anche stipendi e pensioni vengono decurtati dalla scure del tribunale per ripianare i debiti contratti.
I pignoramenti non coinvolgono solo le abitazioni, ma anche gli immobili delle imprese, che si vedono portar via il capannone per rifondere i creditori Secondo un’indagine de Il Sole 24 Ore, a Bologna da gennaio a dicembre 2009, sono fallite tre società (o aziende) ogni due giorni, e una cinquantina al mese. Venendo a oggi, si parla di 890 pignoramenti avviati nel giro di un anno nella città delle Due Torri, che avvengono in una progressione proporzionale all’avanzare della crisi.
L’ associazione Federconsumatori di Bologna segnala che nel giro di due anni il numero di persone che si rivolgono ai suoi uffici per problemi di indebitamento è raddoppiato.
La grave situazione naturalmente non tocca solo Bologna o l’Emilia-Romagna, ma è comune a tutto il Paese, è, quindi, urgente identificare queste nuove povertà, capirne le ragioni e trovare delle soluzioni.

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