giovedì 8 dicembre 2011

Patrimoniale, si o no?


Quando gioca la nazionale di calcio ogni italiano si sente allenatore; ognuno ha i suoi giocatori preferiti, il modulo giusto per far convivere i talenti, le soluzioni adeguate per disinnescare i punti di forza delle squadre avversarie.
Adesso che siamo nel bel mezzo di una crisi preoccupante invece siamo diventati tutti economisti, proponendo ad amici, colleghi e parenti la ricetta buona per venirne fuori.
Una delle proposte più gettonate è il ricorso ad una patrimoniale; ma chi la pagherà? E a quali condizioni?
Il PDL e Silvio Berlusconi continuano a proclamarsi contrari a questa proposta, mentre la Lega, per bocca dell’ex ministro Calderoli, in estate aveva ipotizzato una patrimoniale “adattata”, da applicare solo sui beni di lusso. Ma cosa si intende per beni di lusso?
Può essere considerato un bene di lusso un fuoristrada? Come si può stabilire se si diventa Paperoni acquistando una wrangler jk o magari ricorrendo al mercato di seconda mano per comprare una juke usata? Oppure sono dei ricconi solo i possessori di fuoriserie o berline di gran lusso?
Stabilire una soglia per separare chi è veramente ricco da chi non lo è, è operazione assai complessa. Ci sono però dei beni che sono universalmente riconosciuti come prerogativa di pochi fortunati eletti; si tratta degli yacht (il PJ World firmato Rolls Royce ha un valore sul mercato di 150 milioni di euro), delle opere d’arte (“L’uomo che cammina” di Giacometti è stato battuto all’asta per 75 milioni di euro, mentre il valore stimato per “For the love of God” di Damien Hirst, un teschio umano con oltre 8000 diamanti incastonati, è di 100 milioni di dollari) e delle grandi ville (De Benedetti per la sua villa in Sardegna ha chiesto 150 milioni di euro).
Se i possessori di ricchezze simili pagassero una piccola quota per risollevarci dalla crisi non sarebbe poi così male…

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