Mibac, inizia l’era Ornaghi
I recenti
crolli avvenuti presso il sito di Pompei hanno riportato alla ribalta nazionale
l’annoso problema delle difficili condizioni in cui versa il patrimonio
archeologico italiano.
Alcuni politici
e giornalisti poco informati citano spesso cifre esorbitanti sui nostri beni
culturali e c’è addirittura chi arriva a dire che costituiscano da soli l’80%
del patrimonio mondiale!
Nonostante
l’inesattezza di questi dati è sicuramente vero che ogni regione italiana è
arricchita da una serie di siti e beni da tutelare e valorizzare; ed è
tristemente vera anche la cronica assenza di queste attività. Percorrendo le
strade italiane s’incontrano “ruderi” di aree che hanno vissuto un glorioso
passato, importanti non solo per l’eccellenza archeologica, ma anche per la
valenza storica e sociale ad esse legata.
Ogni giorno si
sentono lamentele da parte di comuni cittadini privati di un patrimonio che è
proprietà dello stato e quindi di tutti noi.
Le
Soprintendenze, organi territoriali del Ministero dei Beni Culturali, svolgono
la loro attività nonostante siano costrette ad operare in difficili condizioni
a seguito dei tagli che progressivamente si sono abbattuti sul fondo a
disposizione del Mibac.
Giova ricordare
che il compito principale di queste strutture è la tutela del bene, la sua
conservazione nel tempo; ma se la tutela è un obbligo, la valorizzazione è
invece una scelta.
Non si può
pensare di promuovere l’accesso al pubblico per ogni area archeologica
rinvenuta; non tutte sono dotate di un’attrattiva così forte che giustifichi un
investimento economico elevato.
Per rendere
visitabile un sito archeologico infatti sono necessari interventi, anche
invasivi, molto rilevanti; si devono applicare parapetti, sostegni fissi o
mobili, strutture di rinforzo, camminamenti e scale in ferro (o scale in acciaio a seconda del
contesto). Si deve poi pensare ad un servizio di guardiania e di accoglienza,
di prenotazione visite e di servizi al visitatore.
Tutti
investimenti che non possono certo essere recuperati grazie alle entrate
autoprodotte dal sito, ma che necessitano di un contributo economico importante
da parte degli enti pubblici.
Quale sarà il
futuro del nostro patrimonio? Finita la breve parentesi Galan, succeduto a
Bondi, è adesso l’ora di Ornaghi; il mondo della cultura aspetta risposte.
Etichette: scale in acciaio, scale in ferro
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